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Nero d’Avola e frappato nel cuore dell’oriente siculo

Luoghi e Persone

Sugnu sempri alla finestra e viru a ranni civiltà
ca ha statu, unni Turchi, Ebrei e Cristiani si stringeunu la manu,
tannu si pinsava ca “La diversità è ricchezza”
tempi di biddizza e di puisia, d’amuri e di saggezza
Zoccu ha statu aieri, oggi forsi ca putissi riturnari
si truvamu semi boni di chiantari
‘Nta sta terra ‘i focu e mari oggi sentu ca mi parra u cori
e dici ca li cosi stannu pì canciari3
da Carmen Consoli, ‘A finestra, Elettra, 2009 

 

Senza dubbio l’areale di Vittoria è uno dei più interessanti terroir del bacino del Mediterraneo. I motivi sono: la terra, rossa e bruna, il calcare bianco, la scarsa profondità dei suoli, un clima mitigato dal mare, sempre ventilato, con estati certamente caldissime ma con una discreta riserva d’acqua legata proprio al principale componente del sottosuolo. Ricordo chiaramente l’umidità di un frammento di calcare bianco scintillante prelevato durante lo scasso di un vigneto, nella famosa contrada Bastonaca, in compagnia di Guglielmo Manenti, tra i più promettenti produttori di Vittoria. Il segreto risiede proprio nella capacità di cedere l’acqua da parte della pietra, in una zona dominata da un sottile e soffice strato di terra rossa.
Per confrontare il temperamento del Nero d’Avola e del Frappato nelle zone adiacenti, ho visitato alcuni produttori tra San Michele di Ganzaria, Caltagirone e il Val di Noto.

6Rossa e Calcare

Prima di definire il plateau ibleo, compresa la stessa Vittoria, guardiamo da vicino i Monti Iblei, la cui energia è la vera forza di questa terra. Stiamo parlando del più importante altopiano della Sicilia sud orientale, compreso tra le province di Ragusa, Siracusa e Catania. Il monte Lauro, la cima più alta con quasi mille metri di altezza, segna il confine tra il siracusano e il ragusano.
Si tratta di un massiccio calcareo-marnoso bianco conchiglifero del Miocene (tra 23 e 5 milioni di anni fa), l’altopiano è stato inciso da numerosi fiumi e torrenti che hanno generato le cosiddette “cave” degli Iblei. È evidente il profondo fenomeno carsico, specialmente nella parte orientale dell’area, data la presenza di stalattiti e stalagmiti. La zona iblea, come quella maltese e quella pugliese, fanno parte della placca africana, che proprio qui ha il suo punto di scontro con la placca euroasiatica. Le “lastre” calcaree affioranti, tra l’altro, sono un leitmotiv comune a tutte queste zone, compresa quella istriana.
La micro-placca denominata siculo-iblea, intrappolata tra quella africana e quella euroasiatica, sarebbe la responsabile dei forti terremoti verificatisi nella parte orientale dell’isola. A est, nelle vicinanze di Siracusa, nei fondali del mar Ionio, il plateau degli Iblei continua fino alla scarpata Ibleo-Maltese che delimita la piana abissale più profonda del Mediterraneo.
In origine gli Iblei erano un complesso vulcanico sottomarino la cui attività risale a milioni di anni fa e si è ormai estinta, più antica di quella del monte Etna che dista solo una cinquantina di chilometri. Le testimonianze dell’attività eruttiva si trovano oggi nella roccia magmatica di colore scuro depositata soprattutto nella parte settentrionale e orientale della catena.
Nelle zone costiere si trova una roccia sedimentaria più recente, un’arenaria calcarea che viene denominata pietra bianca di Siracusa, detta nel sud-est della Sicilia  petra giuggiulena, ovvero pietra-sesamo, perché è facile che si sgretoli in granuli di dimensioni simili ai semi della pianta omonima. Altrove, in Sicilia, la stessa roccia è chiamata generalmente “tufo” e spostandosi tra gli Iblei assume la denominazione del luogo in cui viene estratta, come la pietra di Modica e la pietra di Comiso. A Ragusa, e in generale nell’altopiano ragusano, è nota la “pietra pece”, di colore scuro, quasi nero, dovuto al calcare bituminoso.
Vittoria è, dopo Ragusa, il comune più popolato della provincia; è anche la città più giovane, presenta una moderna struttura a scacchiera, con strade larghe e rettilinee. 
Il suo territorio si sviluppa sull’omonima piana, affacciata sul Canale di Sicilia. La città fu fondata su una pianura molto fertile nota come “Boscopiano”. L’attività principale è, da secoli, l’agricoltura, in particolare quella in serra che, nel corso degli anni, ha caratterizzato totalmente il paesaggio: la lunga distesa di capannoni lungo la costa è un’immagine “forte”, rappresentativa. D’altronde a Vittoria, città delle primizie, è stato edificato il più grande mercato ortofrutticolo d’Italia.  
Nella parte più interna, le campagne sono disseminate di bagli e palmenti e testimoniano la grande diffusione della vite, come illustrato nella trattazione storica. Il territorio più importante è la media collina nella quale i vigneti sono situati a un’altitudine compresa tra 200 e 350 metri. Si tratta dell’areale Classico del Cerasuolo di Vittoria, a forte dominante calcarea: oltre la metà dei suoli è caratterizzata dalla famosa terra rossa, formatasi in prevalenza su substrato calcarenitico e ricca di ferro. Un altro settore, che include Vittoria, è compreso tra l’Ippari e il Dirillo e poggia su terreni fluviali, ciottolosi. Le condizioni medie del comprensorio sono quelle tipiche del clima mediterraneo caldo-arido. Rarissima la nebbia, così come il ristagno di umidità, forti le escursioni termiche tra giorno e notte. 

4Vigna Fossa del Lupo2

Le contrade storiche più importanti per la produzione sono Pettineo, Fossa del Lupo, Bastonaca, Bombolieri, Santa Teresa.