Vigneto Cannonau in primavera - Porthos Edzioni

Mamoiada e il Cannonau: una presa di posizione

foto Mamoiada

Cannonau di Mamoiada 2014 Francesco Cadinu
Rubino coperto.
Naso di mirto, vinoso ed espansivo, fatalmente semplice ma non scontato; già fragrante di radici amare, va indurendosi e poi cede, inciampando sul suo potenziale, con la sua oscurità e la veracità casalinga. Sanguigno. Più esposto all’ossidazione, che cammina più velocemente sul filo dell’etereità. Si presenta con un grande potenziale, una “linearità” non scontata, raggiante e appena offuscato dall’essere appena diventato vino.
In bocca è alla ricerca di una dimensione tra l’alcolicità poderosa e la seta del corpo, non manca di sapidità e di un respiro pulito.

Cannonau di Mamoiada 2013 Tonino Canneddu
Rubino intenso, più lucido del primo.
Naso di gomma e farmacia, meno fine del precedente, possiede l’esuberanza del calore, latita l’evocazione della terra e prevale l’effetto polveroso del legno, al quale si aggiunge un tono speziato dolce.
In bocca la prova di un contatto col rovere è più evidente: prova ad arrampicarsi e a risalire ma è sempre avvoltolato nella patina del contenitore, mantiene una densità seria ma statica, chiude con una linearità insospettabile per un vino “di magazzino”… e ci lascia con un afflato consolatorio.

Cannonau di Mamoiada 2013 Melchiorre Paddeu
Rubino-granato profondo.
Naso vivissimo, sanguigno e composito, ha la vinosità unita a un rapporto più sereno con la maturità della frutta candita; chiusura e rusticità si fondono con un respiro marino che diventa prominente; volatile, carbonica, è un vino che richiede pazienza perché senti che sotto c’è qualcosa di buono.
Colpisce la sua acidità, e poi lo spessore che non diventa mai opprimente, anzi nella persistenza del sapore riscatta la veracità tannica. Evocativo, torbido e controverso nel comportamento.

Cannonau di Mamoiada “Minneddu” 2013 Giampaolo Paddeu
Rubino ambizioso e pieno.
Dei primi quattro è il naso più estemporaneo, fatto di sfumature “chimiche” nel senso di odori di origine petrolifera, eterei, e poi di distillato di frutta buona, sana; non mancano carne, ferro e quel senso di ruvidezza del cacao amaro; i richiami sono terrosi e il respiro è ampio.
In bocca tutto torna, in virtù di una compostezza adulta applicata alla dinamica brillante del Cannonau di Mamoiada, serio, incisivo, grande freschezza e progressione, liberatorio. Fa da spartiacque tra le promesse della prima batteria e il metodo di conoscenza che emerge dalla seconda.

Una considerazione di Francesco Sedilesu
Il primo è il vino di tutti, dell’annata, il secondo è particolare, ha un’impronta o ci può essere un po’ d’uva che non sia cannonau. Il terzo e il quarto sono i vini naturali, il numero tre non è imbrigliato, è fatto andare, anche in modo grossolano dal punto di vista tecnico. Questa è la cosa che più mi colpisce. Il quarto è un vino naturale rigoroso. Io sono sul quarto ma il terzo piace e nel tempo potrebbe dare dei risultati. Somiglia anche al vino di Giovanni.

Cannonau di Mamoiada “Barrosu” Riserva 2012 Giovanni Montisci
Granato maturo, struggente, solare.
Naso inizialmente medicinale, poi si avvicina sempre più alla crepuscolarità propria del colore; ha una finezza concreta, come se mantenesse i piedi ben piantati a terra.
In bocca riscatta l’iniziale semplicità, con una linea salina graduale e coinvolgente; colpisce il suo dualismo, è capace di nascondersi e poi, improvvisamente, di esplodere, concedendosi con un’impressionante generosità.

Cannonau di Mamoiada “Barrosu” Riserva Franzisca 2012 Giovanni Montisci
Granato con tendenza arancio.
Naso che cresce nel bicchiere, non si ferma alla prima impressione, quasi ingannevole, come se volesse disorientare chi non crede che, dopo la bellezza giovanile, sia possibile un più inebriante riverbero della maturità.
In bocca coincide con le attese proposte dal quinto vino: una tensione etilica, quasi un caso unico, dove l’energia non arriva, come accade di solito, dall’impulso dell’acidità o del tannino ma dalla luce dell’alcol. La dimostrazione che non si tratta di un comportamento dimesso o passivo è la profonda irrequietezza che rimane dalla sottigliezza tattile.

Cannonau di Mamoiada “Ballu Tundu” Riserva 2010 Sedilesu
Granato pieno, senza incertezze.
Severità e rigore, il profumo esprime una radiante purezza; qui siamo tra i professionisti, è come essere passati dallo sport universitario alle Major; non è la pur consistente portata alcolica, è piuttosto la fragranza dell’insieme che si rinfresca a mano a mano che si apre, custodendo un raccoglimento, un’unità, una mirabile compostezza.
In bocca è pieno, massiccio, graffiante e preciso; parte allineato agli altri, i minuti e le ore successive lo fanno emergere come il più articolato e imprevedibile, capace di cambiare con una disinvoltura imbarazzante.

Cannonau di Mamoiada “Giuseppe Sedilesu” Riserva 2010 Sedilesu
Granato pieno.
Profumo complesso e profondo, rispetto ai precedenti cambia il ritmo e con lui si modifica il rapporto tra naso e bocca, come se fosse la seconda a donare per prima, in un’inarrestabile risonanza; il punto è che, attraverso certi vini, ci riappropriamo del palato quale guida del sentimento e della valutazione.
Il senso della severità – e della responsabilità di confine insita in questo concetto – si fonde con la carnosità e la tensione. Queste ultime due caratteristiche lo portano sulla terra, ma… assaggiato il giorno dopo, si offre con un tratto d’inaspettata “golosità”, al punto da renderlo un Cannonau mediterraneo e universale, tangibile incarnazione del triangolo virtuoso.

Bottiglie degustazione Cannonau - Porthos Edizioni