La verticale del Chianti Classico Riserva Il Poggio di Castello di Monsanto


Brevi note di degustazione – Matteo Gallello

2001

Emergono note di frutta surmatura e carne salata ma il corredo olfattivo e il portamento sono segnati dal legno e il vino non affronta uno sviluppo unito. Affiorano sentori di cioccolato al latte e caffè.

In bocca l’acidità, seppur nervosa, è contratta, l’alcolicità ingombrante e la trama tannica è poco omogenea con un ritorno considerevole delle note tostate del rovere.

2003

Affiora una sensazione di calore e ha ricchezza e godibilità, nonostante il legno abbia un certo peso.

Ha un maggiore piglio, è più unito. L’acidità è fioca e il tannino tenue ma questo 2003 si dimostra il più disponibile nei confronti del cibo.

2004

Rivela uno spettro olfattivo più articolato, di note floreali, arancia rossa e note ferrose. C’è un versante dolce scomposto ma il vino sembra affrontarne il peso. In bocca si espande, ha un suo aspetto carnoso, peccato per il ritorno del timbro del rovere.

2006

Il più disomogeneo e atterrito dal legno. Le sensazioni di frutta macerata appesantiscono ulteriormente il liquido.

2007

Poco mobile e segnato dal legno. La bocca risente della mancanza di acidità e manca di dinamica, il tannino polveroso impedisce uno sviluppo unito, nonostante il corpo abbia una dimensione interessante.

2008

Giovanile, essenziale, florealità e terra lo rendono singolare e partecipe. Il sapore è corale con una precisa corrispondenza, una freschezza piacevole e una viva dinamica gustativa.

1998

Maturo e agile. Il tono del vino è delicato, emergono sentori ematici, speziati, di sottobosco.

L’età ha giovato e gli ha permesso di raggiungere un’avvenente eleganza e anche una vicinanza al cibo. L’acidità è viva e in sintonia con la parte tannica discreta, sottilissima e il corpo snello e asciutto.

Le note di degustazione della verticale del 30 giugno 2012 presso il Palazzo della Stufa, a Firenze, per il 50° anniversario dell’Azienda

 

1962

Sentori di frutta candita e un fondo terroso in una commistione virtuosa. La discreta alcolicità si fa avanti poi foglie secche, affumicato e spezie e in successione note terziarie compiute di funghi e carne salata. Poi note maltate, lambic e acciughe salate. Il vino è reattivo e gode della sua maturità.

Il tannino è sottilissimo, l’acidità è viva e ben integrata, poi note piccanti e di alghe conferiscono una salinità che giova all’impalcatura del vino.

1968

La prima suggestione è la sabbia poi un chiaro richiamo alle erbe aromatiche fresche, fico nero e pelliccia. Un affascinante spettro mediterraneo lo rende espressivo.

La freschezza lascia spazio alla sostanza carnosa e salmastra del vino. Il tannino ha maggiore rilievo rispetto alla 1962, la struttura è delicata ma proprio il richiamo al mare conferisce al vino una finezza suggestiva e una forza vibrante.

1974

Fluviale, di vegetazione lacustre, organico, animale. Cangiante e variegato, dal portamento più austero dei precedenti.

Il vino in bocca è più ampio e concentrato. Frutta secca e disidratata, il tannino è di altra statura, ordinato e saldo, si giova della vicinanza di un’acidità incisiva. Lascia la bocca pulita con un’evocazione di radice di liquirizia.

1979

Frutta rossa fresca e matura, poi arancia rossa e toni ferrosi. Più statico e contrastante, non ha la dote della reattività ma è comunque godibile.

I sentori di liquirizia dolce e di torrefazione non sono uniti alla parte più fresca di ciliegia. Pulito e nel complesso gradevole, lascia una nota legnosa nelle sensazioni retrolfattive.

1985

Bosco, frutta selvatica, felce, muschio e poi note di basilico e mirto. Complesso e vitale, integro e intenso. Ha un’armonia di alto profilo, solare, una maggiore corpulenza nella portata alcolica, pur mantenendo una profonda finezza.

Il tannino è presente, levigato e maturo, il corpo scolpito, l’acidità scattante gli consegna una freschezza invidiabile. L’eredità che lascia è piacevole, godibile e con un senso di pulizia, balsamicità e pienezza.

1988

Il lato carnoso del pomodoro secco e una lieve piccantezza fanno godere la fase che questo vino, ancora vigoroso, sta attraversando. Elegante all’olfatto, teso e autorevole con note di erbe di macchia, radici e viola.

In bocca è composto, il tannino è vivo, ben disposto, l’acidità meno incisiva del precedente lascia spazio a un corpo concentrato. La dinamica è comunque decisa e continua.

1995

Brodo di carne ma anche crema e macedonia, un contrasto non proprio convincente che vira verso una lieve morbidezza. Il vino reagisce e, da un disordine iniziale, si sofferma poi su sentori organici che avanzano uniti alle note speziate.

In bocca il tannino è saldo ma l’acidità fievole, manca nel liquido quell’unità evocativa. Tuttavia si difende bene in questa dimensione più tenue e sommessa.

1999

Floreale e scuro, ruota intorno al rovere che per la prima volta tiene in ostaggio il vino, accanto a toni di funghi secchi e carne.

In fondo c’è un’acidità viva e interessanti ritorni di terra bagnata. Il tannino non è incisivo, ma di grana grossa e più smussata. Avrebbe anche una bel tono e un corpo ricco, non fosse per l’impronta del contenitore che ritorna nelle sensazioni finali.

2001 e 2008

Non hanno offerto sensibili differenze rispetto all’ultimo assaggio del 16 gennaio.