Panoramica Starseti

Contrade di Taurasi, rigore e veracità. Conversazione-degustazione con Alessandro Lonardo

Taurasi 2007
Rubino con netta e profonda presenza granata.
Organico e sanguigno, dalla tonalità autunnale, dà un bel senso di vitalità, a fronte di questi riconoscimenti che sembrano conferire un senso di decadenza.
In bocca è gratificante, grasso, con un suo portamento rustico e gagliardo, una grana del tannino imperiosa; non ha la forza e l’ordine dei precedenti, è meno pulito ma una confusione creatrice e un tempo di uscita diverso; l’acidità, nonostante il calore, è bilanciata e restituisce quel senso di freschezza che in un quadro del genere arricchisce e gratifica l’intera economia del vino.
+ Ricco e sfaccettato, non è facile da afferrare ed è in continuo cambiamento; attraverso questo vino si possono apprezzare il senso dei cru, esteticamente più “belli”; unanime il maggiore richiamo alla tavola, è il vino del saporito ma non invadente caciocchiato irpino.
 
Alessandro Lonardo Vorrei riuscire ad allontanare il più possibile i vini dal momento della commercializzazione.

Sandro SangiorgiLi terresti un po’ di più?
Sì, in cantina.

In bottiglia o in vasca?
In bottiglia.

Bisogna sempre considerare che nella bottiglia il vino non sia così felice.
Stiamo cominciando a fare qualche altro tentativo, aumentando il volume.

Capisco l’esigenza, però qualche volta ho notato che la possibilità di tenerlo insieme in vasca dà al futuro del vino un altro grado di realizzazione. I vini che stanno insieme un po’ di più, durano, e non è solo il tempo della durata ma anche la qualità della durata.
Stiamo utilizzando nuove botti grandi dove teniamo il vino circa due anni prima di metterli in bottiglia, poi viene lasciato un altro paio di anni in bottiglia. Iniziamo a provare le magnum e le doppie magnum per vedere cosa succede. Secondo te, su questi vini, ha senso chiudere e sigillare le magnum con la ceralacca?

Non che non abbia senso o sia sbagliata, ma non è questo che fa la differenza.
Ho notato che li blocca. Ho fatto un esperimento sulle bottiglie da 1 litro nel ‘98 fino al 2000, ho messe da parte una ventina di bottiglie e dopo 10-12 anni le ho stappate. È come se il tempo si fosse fermato, mi ha fatto piacere.

A me invece il fatto che si blocchi dà fastidio. Per me il vino deve continuare a maturare. Se gli metti a disposizione una bottiglia con un volume maggiore, devi farglielo vivere anche nella sua gradualità. Il modo di muoversi nelle bottiglie più grandi è migliore – mi baso sulla mia esperienza di degustazioni, e talvolta sostenuta anche dalla ricerca scientifica – vedi proprio che la crescita è più scalare e il vino rimane fresco. Anche la complessità è gratificante perché si prende il suo tempo.
Sono perfettamente d’accordo.

Taurasi 2005
Granato compatto e giovanile.
Un quadro più immediato che non disperde la profondità grazie al lato ferroso; i sentori floreali sono netti, poi la prugna e la mandorla; il profumo fatica a uscire ed è meno promettente.
Bella la tensione gustativa; nel complesso è meno regolare e articolato, così come la vitalità. La trama tannica è affilata ma la qualità di acidità e sapidità non raggiunge il livello di tensione dei precedenti.
– Come se avesse subito un danno dall’eredità consegnata da questa acidità; inequivocabile la perdita di unità.

Taurasi 2004
Granato maturo, stagionato.
Nell’immediato caramello, cacao, caffè e legno poco integrato, poi un sentore di scorza di formaggio piuttosto invadente, come se avesse vissuto troppo velocemente; la bocca è divisa, il vino vive di due dimensioni che non s’incontrano.
– La bottiglia è chiaramente problematica.

Alessandro Lonardo Il 2004 è stato l’ultimo anno in cui abbiamo imbottigliato manualmente. Questa pratica ha avuto momenti ed esiti davvero tragici.