30 Giu Contrade di Taurasi, rigore e veracità. Conversazione-degustazione con Alessandro Lonardo
–Nella seconda parte della batteria abbiamo le annate 2003, 2001, 2000, 1999 e 1998.
Per quanto riguarda i 20 quintali di aceto della prima annata della quale mi hai parlato tempo fa, penso che tu sappia di essere in ottima compagnia. Ho ascoltato da altri produttori la drammaticità della prima esperienza con la fermentazione spontanea.
Ora siamo a regime. Ho messo a punto un bellissimo protocollo, molto interessante.
– Sono dell’idea che maggiore è la competenza, minore la necessità di “mettere le mani”.
Sì, abbiamo fatto un ragionamento “di sottrazione” anche se non credo si possano fare vini senza solfiti. Se si pensa di voler mettere in commercio il vino che si produce, ritengo sia un’avventura dal rischio molto forte.
– Sì, non proporzionato all’effetto, all’eventuale delusione di un cattivo risultato.
Bisogna utilizzare meno solforosa possibile. Abbiamo studiato a fondo le fermentazioni e siamo arrivati a un risultato: queste si possono fare tranquillamente senza solfiti, ne sviluppa già in autonomia, poi è necessario vigilare. La conservazione, invece, è problematica. Se fai un vino che dovrà essere venduto in California, come lo mandi? Come arriva?
Taurasi 2003
Granato intenso
Nonostante il naso morbido consegna un senso di sanità nel disporre il suo calore e il suggestivo spettro mediterraneo, di erbe e frutta matura.
In bocca il vino è imponente, secco, dallo sviluppo centrale e dal peso considerevole; i tannini devono all’annata calda una mancanza di finezza, così come e il finale meno articolato; l’eredità ha comunque una sua compattezza e il respiro è ampio.
+/– Anche se il calore a tratti è eccessivo, il vino richiama, come il 2007, il cibo dalle preparazioni non troppo elaborate come una torta salata con salsiccia, cicoria e pecorino.
Alessandro Lonardo– Quest’annata è stata massacrata.
– Posti come Taurasi o la Valtellina, dove si fanno vendemmie tardive, tendono a salvarsi anche in annate calde come la 2003.
Tieni presente che il mese nodale della maturazione dell’aglianico è settembre, quando si è superato il caldo torrido, le giornate si accorciano, c’è una forte escursione termica che giova alla pianta e il sole non rovina il grappolo, bisogna solo saper valutare l’adeguata copertura fogliare del grappolo.
Taurasi 2001
Granato di media intensità.
Naso marmoreo, difficile penetrarlo, come se gli mancassero delle componenti; non è lui, appare come svuotato: non è piegato perché ancora attivo, piuttosto è semplificato rispetto all’integrità e alla severità di altre bottiglie; passa poi a chiudersi su odori di funghi e dado e rimane “schiacciato” dalla forza del 2003 e del 2000.
– Il coacervo odoroso non è all’altezza, si tratta di un’altra bottiglia infelice. Come riferisce il produttore, gli imbottigliamenti manuali hanno avuto, a volte, esiti negativi.
Taurasi 2000
Granato maturo.
Ha grande profondità, è salino, molto promettente e complesso; si sente tutta l’autorevolezza di un vitigno nobile come l’aglianico; non si rivela immediatamente, è dosato, ritmato.
In bocca sta bene con un ingresso diretto, essenziale; il tannino è aggraziato, di consistenza fine così come l’acidità che conferisce agilità a un corpo solido e profondo.
+ Tra i vini della batteria è quello cresciuto di più nel bicchiere; anche dopo qualche giorno in bottiglia continuava a essere integro e propositivo.
Taurasi 1999
Granato uniforme.
Stagionato, sa di brodo, fiori secchi; affronta con grande dignità il tempo con note rustiche e veraci.
In bocca ha un profilo importante, è setoso con i tannini ben fusi, uniti e pronti; le sensazioni retrolfattive consegnano un vino dall’amaro interessante che rimette in gioco sempre pienezza e secchezza del gusto.
+ Bella prova di un vino che guarda con serenità il passare degli anni, ci sorprendono la bevibilità e il decoro.
Taurasi 1998
Granato omogeneo.
La chiusura iniziale ne fa intuire il profilo notevole, poi odori di pelle e foglie, buccia di mela rossa leggermente appassita che in bocca torna bella e croccante.
Come nel 1999, i tannini diventano un corpo unico con l’acidità e questo dà un senso di maturità e completezza.
+ Anche questo vino invita a tornarci senza pause e, come il precedente, affronta bene la sua maturità.
– Di solito in queste verticali si rimane molto colpiti dalle prime produzioni, i vini più vecchi, questa volta non è stato così. È utile avere nei bicchieri i primi tre vini, così giovani, che stanno dando la loro parte più bella dopo il tempo passato nel bicchiere.Avete toccato un livello di pulizia perfetto, e questo deve gratificarti. Spero possiate mantenere una linea così rigorosa.